Nell’immagine grandiosa della cacciata dell’uomo dal paradiso terrestre il serpente è protagonista di un evento epocale: non si tratta di un serpente esteriore, fisico, ma di una poderosa immagine volta a descrivere l’azione di quelle potenze spirituali che hanno insinuato nell’uomo il desiderio di avere una coscienza chiara, di imparare a conoscere il mondo fisico in maniera oggettiva, di distanziarsi dalla Natura per sviluppare l’io individuale .
Il serpente tenta l’essere umano inducendolo a cogliere dall’albero proibito, detto anche albero del bene e del male, il frutto, cioè la mela, “malum”, termine che indica sia la mela che il male. All’essere umano “vengono aperti gli occhi”, come sta scritto (il serpente è l’unico animale ad avere palpebre trasparenti che gli permettono di vedere anche ad occhi chiusi) cioè giunge, grazie all’intervento luciferico del serpente, ad acquisire una facoltà conoscitiva che prima egli non aveva.
Mentre in precedenza l’uomo viveva totalmente in seno alla divinità ed era dotato solo di una coscienza oscura, immaginativa, ora si attua in lui quella profonda trasformazione che porta allo sviluppo di una qualità di pensiero differente, luminosa e concreta: la caduta dal mondo spirituale per entrare nel mondo terreno si rivela per l’uomo un passaggio evolutivo necessario per raggiungere l’autonomia e la libertà.
Se la facoltà conoscitiva così acquisita si sviluppa in modo unilaterale porta al dominio e alla manipolazione: qui si svela il dono del serpente che porta morte col suo veleno. Col “gustare dell’albero della conoscenza” sono connesse la malattia e la morte, che viene avviata con la cacciata dal paradiso. La malattia è un effetto collaterale del “peccato originale”!
Il serpente è costretto dalla sua anatomia a strisciare per terra in quanto non possiede arti che lo possano sostenere; la situazione si presenta analoga per l’anima dell’uomo: il sostegno per l’anima è dato dal coraggio e dalla fiducia nella vita. Queste due capacità sono fornite dal nostro io allorquando trova interiormente la forza di sollevarsi dalla forma egoistica, attaccata alla terra. Il bambino piccolo nel primo anno di vita mostra una colonna vertebrale che tende a “serpeggiare” finché con coraggio e fiducia conquista la stazione eretta: il bambino gioisce immensamente sperimentando, a livello animico, il primo potente impulso dell’io nel corpo fisico. Ciò che si manifesta verso la fine del primo anno di vita a livello fisico, la stazione eretta, può essere realizzato dall’uomo adulto ad un livello superiore, spirituale. La forza conoscitiva non dovrebbe solo essere legata alla sfera terrestre, essa può venire eretta, innalzata, al mondo superiore in modo tale da farsi compenetrare da forze vitali nuove senza perdere autonomia e libertà. Questo percorso evolutivo dell’uomo è raffigurato in modo occulto nell’immagine del caduceo che presenta due forze formative contrapposte, la verticale e la linea curva, la verga dell’io che tramite il coraggio sostiene, innalza e infine metamorfosa la potenza del serpente che altrimenti per la sua natura animale resterebbe nell’orizzontalità priva di etica.
L’impulso evolutivo contenuto nel caduceo è al tempo stesso l’essenza del processo di guarigione.
La scienza medica attuale è l’ultimo frutto di questa conoscenza che, quando portata alle estreme conseguenze materialistiche, può diventare essa stessa velenosa per l’uomo, non lasciando spazio agli aspetti interiori del paziente; in tale condizione tende a considerare solo ciò che è oggettivamente misurabile, concede largo spazio alla tecnica, esclude la facoltà tipicamente umana della compassione, rifiuta il confronto con altri paradigmi epistemologici e porta inevitabilmente ad una disumanizzazione della Medicina che allontana sempre più il medico dal paziente. Un tradimento del significato occulto del caduceo.
Una Medicina vera e autentica, scientifica e spirituale al tempo stesso, è in grado di ascoltare i bisogni del paziente, anche quelli inespressi, non lo abbandona anche se “esce dal protocollo”, crea un’alleanza terapeutica che dura per sempre, fino alla guarigione, e lo accompagna ad una morte dignitosa qualora inevitabile, consapevole che ogni sforzo di volontà per restare in vita, fino all’ultimo istante, non resta invano ma si riversa nel mondo spirituale e nel proprio karma. Il corpo fisico, infatti, altro non è che l’involucro esterno di un’individualità animico-spirituale che necessita dell’esistenza terrena per sperimentare la libertà e portarne quindi i frutti nella sua patria spirituale!